La guerra dei sei giorni è un conflitto combattuto tra Israele da una parte ed Egitto, Siria e Giordania dall’altra, all’interno delle ostilità arabo-israeliane, mai sopite; fu combattuta dal 5 al 10 giugno 1967; terminò con la vittoria d’ Israele che sottrasse alla Giordania la Cisgiordania e i quartieri vecchi.

Dopo la crisi di Suez del 1956, l’Egitto accettò il dislocamento di una forza di emergenza delle Nazioni Unite (la Forza di emergenza delle Nazioni Unite, UNEF) nel Sinai, con lo scopo di garantire che tutte le parti in causa rispettassero l’Armistizio di Rodi (1949).
Negli anni successivi vi furono numerosi scontri di frontiera minori tra Israele e i suoi vicini arabi, in particolare la Siria. All’inizio del novembre 1966, la Siria firmò un trattato di mutua difesa con l’Egitto.[5] Poco dopo, Israele attaccò la città di al-Samu, nella Cisgiordania occupata dalla Giordania,[6] e le unità giordane che le affrontarono furono rapidamente sconfitte.[7] Re Hussein di Giordania criticò il presidente egiziano Gamal Abd el-Nasser per non essere venuto in aiuto della Giordania e di «nascondersi dietro le gonne dell’UNEF».[8]

Israele completò l’offensiva aerea nei primi due giorni, poi portò a termine tre vittoriose campagne terrestri. L’attacco aereo colse gli aerei egiziani ancora a terra, paralizzando le forze aeree egiziane, siriane e irachene e, distruggendo l’aeronautica militare giordana, stabilì rapidamente la supremazia aerea, che accelerò le successive vittorie terrestri.
La campagna terrestre del Sinai durò dal 5 all’8 giugno e sfondò le difese egiziane, bloccandone la fuga, imponendo gravi perdite e causando l’accettazione incondizionata del “cessate il fuoco” il 9 giugno. Dal 5 al 7 giugno, Israele occupò Gerusalemme, Hebron e l’intera Cisgiordania. La battaglia contro la Siria per le strategiche Alture del Golan durò dal 9 al 10 giugno.

Il 10 giugno le ostilità cessarono, e Israele vide la propria estensione geografica quadruplicata, portando a proprio favore la situazione politica in Vicino Oriente, con effetti anche nei rapporti internazionali tra le grandi potenze.
In 130 ore di guerra, Israele cambiò il volto del Medio Oriente e passò da 21 000 a 102000 km²: la Siria perse le alture del Golan, l’Egitto la striscia di Gaza che occupava dal 1948 e la penisola del Sinai fino al canale di Suez, mentre la Giordania dovette cedere l’insieme delle sue conquiste del territorio palestinese ottenute nel 1948. L’annessione di Gerusalemme venne ratificata all’indomani del conflitto, indicando la volontà d’Israele di conservare in tutto o in parte le sue conquiste. Gli Stati Uniti, a differenza di quanto avvenne nel 1956, quando avevano preso le parti dello Stato ebraico, chiesero il ritiro senza condizioni dai territori che erano stati occupati.

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